Il noto critico letterario Veselko Tenzera, il cui libro "Il primo drago" è stato illustrato da Franjo Klopotan nel 1975, ha scritto dell'artista:
"Ecco un pittore delle colline dell'Alta Croazia che ha dato vita a tanti sognatori, come realizza l'ordine del sogno con affascinante certezza. Non si tratta di mostri psicanalitici, né di veglie sui fiumi dell'inconscio, ma di una patria in una scatola magica dei sogni, in cui le lancette del tempo si sono posate sulle figure dell'infanzia. Franjo Klopotan trasferisce i dipinti su tela o su vetro, dove la luce dona loro i colori dell'immaginazione. Da qui la "disposizione distintamente teatrale dei simboli" su di essi, come notato dal dottor Petar Selem, paragonandoli alla finzione nelle commedie di Fernando Arrabal. E in effetti, la fase dell'infanzia di Klopotan, con il suo bestiario che concilia favola e realtà, è sempre essenzialmente un dramma, bloccato da qualche parte prima del conflitto e trasformato in un lieto fine generale della natura e dell'uomo.
Ci sono anche animali sognanti, realizzati in bilico, catturati in un perdono generale, come in una massa immaginaria di immaginazione, dove il male è andato per sempre, che libera tutti gli esseri viventi dalle catene della terra e lasciati in alto.
La precisione del disegno (dietro cui c'è l'esperienza del ritoccatore) conferisce ai quadri di Klopotan la solidità della realtà, ei colori irreali l'ottica di una fiaba. Il disegno generalizza il paesaggio nativo, trasformandolo in un palcoscenico di fantasticare, e l'immaginazione scrive uno scenario del fantastico, in cui gli animali, liberati dai simboli onirici, restituiscono la bontà dell'esistenza, che dovrebbe appartenere a tutti gli esseri viventi.
Nel corso dell'arte naif croata, i cui echi purtroppo iniziano a soffocare le fonti, Franjo Klopotan è tutto suo, uno dei protagonisti del passaggio dall'arte naif alla finzione. Ogni sua mostra, soprattutto in Croazia, dove ne abbiamo viste poche, è quindi un evento degno di attenzione, non solo per la nostra pittura, ma anche per la nostra cultura in generale. La sua pittura non ha mai lasciato la sua patria, e ora sta a noi donargli la patria della pittura croata”.
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