GIANCARLO VIGORELLI: IVAN LACKOVIĆ CROATA

 





Editore: Museo Croato di Arte Naïf. 
Editore: Franjo Mrzljak. 
Ideazione e realizzazione: Vladimir Crnković. 
Correzione di bozze: Dubravka Celebrini. 
Revisione: Mira Francetic. 
Progetto grafico: Boris Ljubicić, Studio International, Zagabria. 
Ritratto fotografico: Marija Braut (1990) 
Preparazione e impaginazione al computer: Studio artistico Azinovic,Zagabria. 
Stampa: Kerschoffset, Zagabria.
Anno: 2002
N.Pagine: 60



Questo libro è pubblicato dal Museo Croato di Arte Naif in occasione del settantesimo anniversario della sua nascita, del cinquantesimo anniversario della sua ininterrotta attività pittorica e dei quarant'anni dalla prima mostra dei classici croati di Ivan LACKOVICA CROATA e uno dei più eminenti pittori del Naif.


Per quanti anni mi sono ripromesso, e costantemente rimandato, che avrei scritto un intero libro sulla Jugoslavia in un certo ordine? In effetti, dal tempo in cui non ci ero né entrato né visitato. In un campo profughi in Svizzera nel 1944, tra persone delle più diverse origini e nazionalità, italiani, olandesi, ucraini, polacchi, austriaci, greci, francesi, lituani, spagnoli, cechi, slovacchi, spiccava un gruppo di croati, nel maggior numero, seguiti da serbi e sloveni, che si sono distinti per orgoglio, onestà e perseveranza, e le loro mogli erano adorabili e impeccabili nel loro comportamento. Ciascuno di loro era pronto a svolgere i lavori più duri e peggiori del campo, ma in cambio chiedevano e ottenevano il diritto a mezz'ora o un'ora di canti e balli, dopo un magro pasto a base di sanguinaccio e patate, a - loro dire - ricordaci che dovremmo ancora goderci la vita. Che lezione di vitalità in circostanze spesso umilianti! Quella piccola comunità jugoslava, che non nascondeva neppure le sue reciproche divergenze e disaccordi, riuscì a togliere ogni egoismo, bassezza e meschinità durante quella breve, allegra pausa. Eravamo, come ho già detto, un miscuglio di vari popoli, e se alcuni individui si mostravano nella luce migliore, spesso i gruppi nazionali rivelavano il loro lato peggiore (io, per esempio, disperato e smarrito al tempo del crollo francese, rimase scioccato dalla frivolezza di molti francesi, e specialmente delle loro mogli); mentre un folto gruppo di croati e sloveni, in testa con i loro belli e divertenti vestiti, infondeva speranza e dignità a più di una folla di esuli e fuggiaschi. Inoltre, il mio legame con i popoli e le nazioni della Jugoslavia è nato proprio in quel primo incontro, e quella prima impressione non è stata screditata, ma solo confermata dai sempre più frequenti incontri successivi, in varie occasioni e a vari livelli, che ho avuto nel corso degli anni in campo accademico, artistico e politico.....(continua)




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