L'ODORE DELLA TERRA



13 Ottobre 2013



 Lavoratori laboriosi solcano il campo fin dal mattino. Gli steli mutilati del mais crollano sull'aratro spietato, inghiottiti dalle onde vorticose della terra. La pianura autunnale, quando il mare arato si calmerà sotto le zolle, abbraccerà e nasconderà il chicco dorato del grano invernale. E al momento della semina, sulla terra fresca riscaldata dal mite sole autunnale, l'anima immortale galleggia, così naviga con la brezza.

È così che resta nelle narici l'odore della terra, quello vero, primordiale, radicato in noi.


Chi è nato e vive nel cemento e nell'asfalto delle grandi città non riconosce l'odore sinfonico della terra. Un gioco, i piedi nudi dei bambini nel fango piovoso dell'autunno, la bocca coperta di un'appiccicosa polvere estiva, il nero sotto le unghie, un cumulo di talpa fresco, una tana di volpe, un morso di una mela non lavata da terra,


una carota succosa asciugata sulla manica, un sacco di patate nella dispensa della nonna, un cesto di funghi porcini, dissotterrare l'orto in primavera, pioggia terrosa come dopo la caduta di una granata, una trincea scavata, una tomba aperta, la convinzione "che sei polvere e che polvere tornerai"... tutto questo profuma di terra, tutto profuma di terra.


Le parabole mature, moderne, adulte sono un po’ noiose.



 

L'odore della terra non è né incantevole né stranamente misterioso, è semplicemente unico. Con l'odore della terra, la mia memoria srotola quell'altro mondo, antico, più grande e diverso dove con i piedi sporchi prendevamo scorciatoie per i campi presi dal gioco, oppure girando sul tallone si creava un "forte" per giocare con gli speculum di vetro. L'infanzia scavava la terra per bagnare di lacrime le tombe degli animali domestici impenitenti, per trovare lombrichi per le esche da pesca, per piantare castagne selvatiche o per nascondere il tesoro dei pirati.


 


Con mescolanze di muschio, foglie di bosco, umidità, piante di prato e frutta marcia, l'odore della terra è incorporato nella spensieratezza delle guance rosee, passa al setaccio tra le dita, tesse una rete su momenti felici e infelici.



Quando il cigolio del trattore si ferma, bisognerebbe abbandonarsi ad un campo appena arato, perché è lì che è più forte l'odore della terra, quello vero, primordiale, radicato in noi. Il Paese è stato il primo e il Paese rimarrà l’ultimo. L'odore della terra è l'odore della patria e di un'infanzia felice.


Alessandro Horvat





Tradotto s.e.&o. da Naive Art info




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