Mirko Virius - Špoljar Marijan

 



Autore: Špoljar, Marijan
Editore: Museo della città di Koprivnica
Pubblicato (anno): 1989
Formato: 17×24
Numero di pagine: 93
Lingua: croato


 


Discutiamo dell'interessante ed eccezionalmente prezioso lavoro di Mirko Virius. Anche la piccola monografia di Dimitri Bašičevic (stampata ben tre decenni fa) deve ancora rispondere ad alcune domande sulla formazione del pittore e sulla sua posizione un po' anomala, da outsider - sia rispetto al gruppo "Zemlja", sia rispetto al gruppo "scuola di Hlebine " stessa. In particolare, Mirko Virius è apparso diversi anni "in ritardo", cioè dopo lo scioglimento formale del gruppo artistico sotto gli auspici del quale ha potuto trovare la risposta e la comprensione più adeguate, e ha lavorato al di fuori di Hlebine infatti, nella vicina Đelekovac e in contatto con i protagonisti della prima generazione di pittori, un paesano di un paese vicino (Generalic, Mraz). Cogliendo l'occasione per presentare l'intera opera di Virius, lo storico dell'arte Marijan Špoljar ha logicamente iniziato con il problema del contesto sociale e delle circostanze specifiche del pittore durante il brevissimo periodo della sua attività.

 

Non possiamo. vale a dire, dimenticare che Virius iniziò a dipingere nel 1936 a quarantotto anni, e smise di dipingere nel 1939, pochi anni prima della sua tragica morte. Così, in meno di quattro anni e mezzo, è stato creato (e conservato solo in parte) tutto ciò che testimonia materialmente la sua paragonabile forza espressiva, e se crediamo ai testimoni che abbia disegnato qualcosa mentre era ancora in cattività russa (durante la prima guerra mondiale ) e come è tornato sulla carta e ha fatto la doccia nel campo degli Ustascia, avremo solo un prologo simbolico e un epilogo di un'insolita biografia creativa. Marljan Spoljar ha descritto meticolosamente il clima socio-culturale della fine degli anni '30 nel nostro paese, con particolare riferimento ai contadini croati e alla campagna della Podravina, vedendo nel caso di Virius la realizzazione di alcune possibilità latenti (le attività del KP e HSS, associazione con lo scrittore-contadino Mishkina e l'influenza di Petar Franjič), e soprattutto rilevando l'impossibilità del pittore di inserirsi nelle tendenze idilliaco-idealistiche di una sorta di "ordine rurale" autarchico e di vita abbellita nell'elemento naturale. Alla Virius ha sempre prevalso l'esigenza di un discorso diretto e fermo, basato su solide grafiche di fatto e sulla presa di coscienza delle difficoltà della prestazione. Anche quando non sono esplicitamente "impegnate", le sue opere denunciano puntualmente la realtà della sofferenza e della povertà, esprimono un "sentimento tragico", sono segno di consapevole solidarietà con gli "umiliati e contorti". Il testo di Spoljar presta la dovuta attenzione alle caratteristiche morfologiche della pittura di Virius. Segue geneticamente un artista dal primo passo iniziale, veramente amatoriale, attraverso la realizzazione matura di uno stile personale fino al capolavoro finale. Allo stesso tempo, presta la dovuta attenzione anche alle loro proprietà tecniche, e nei suoi disegni, acquerelli e tempere su vetro trova un gran numero di influenze esterne, mentre nei dipinti su tela vede la realizzazione più completa della forza del tutto individuale, e di un'espressività contenuta. Non vanno trascurate le considerazioni tecnografiche, a partire dal rapporto di alcuni artisti con i motivi e le situazioni dei racconti di Misktninth, fino all'analisi di autonome soluzioni spaziali e caratteriologiche nelle immagini più complete e originali. Chi scrive questo studio non si sottrae alla difficoltà di inserire Virius nell'ambito della fama di "Naive". In termini di documentario e realismo, questo baco da seta va davvero oltre la corrente dominante della trasformazione lirica, il tutto con il potere dell'osservazione e la risolutezza della fissazione, ma raggiunge una personalità e una convinzione completamente proprie.



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