Broschure della mostra I NAIFS JUGOSLAVI tenuta alla Galleria SALGA di Roma
dal 14 novembre al 12 dicembre 1970
La galleria SALGA e la signora Sonja Duska Barbieri, dopo il grande successo ottenuto al museo di palazzo Braschi dalla mostra dei quattro grandi pittori naifs jugoslavi Vecenaj, Rabuzin, Kovacic e Lackovic, ripropone oggi al pubblico romano una più vasta raccolta delle opere di questi maestri della scuola di Hlebine, cosiddetta « Zemlja » alla quale appartiene tutto il gruppo degli espositori. Sulla scuola « Zemlja » ecco alcuni autorevoli giudizi scritti in occasione delle più recenti esposizioni:
Cercherò ora di esprimere l'effetto di meraviglia e di commozione intensa che produce in me la pittura di questi naifs jugoslavi... In nessun altro pittore di questo tempo, eccetto in un informale come Fautrier, la perplessità attuale ed il senso di smarrimento tragico che si intreccia in noi alla forsennata speranza di felicità, sono state espresse con tanto vigore come avviene nei vecchi surrealisti e in questi nuovi della scuola Zemlja.
Giuseppe Ungaretti
La poesia dei naifs fa paura... Mi sembra che in mezzo al loro incanto magistrale germinano lamenti e profezie, addirittura un senso della storia, marcato fra l'altro da una naturale consapevolezza della tra-dizione pittorica in quanto ha di immaginifico e di umile insieme, di festino « in limine » lungo le vie europee battute da viandanti popolareschi che ridono, soffrono, protestano e credono bestemmiando.
Cesare Zavattini
La pittura naifs jugoslava ha radici antiche e profonde che ne salvaguardano la segreta sacralità popo-lare, innestata validamente sui valori attuali dell'uomo e della società... ... Questi pittori da Eden spesso nascondono e il più delle volte rivelano l'anomalia più sconcertante per un uomo moderno: quella di essere immuni dal peccato originale. E può essere questa, tra le altre, la ragione inconscia che porta noi moderni, in cerca contestataria di valori elementari, ad accostare e a valutare questi naifs, capaci tuttora, nonostante tutto, di vedere e di rappresentare il mondo in permanente innocenza, cioè immune da corruzione e da decomposizione: « et vidit Deus quod esset bonum ».
Giancarlo Vigorelli
En Yougoslavie, la vraie nouveauté artistique ne commence qu'avec les naifs, paysans pour la plupart, qui, sans avoir rien appris, disent mieux que les autres leur amour du visible et jettent sur lui un regard qui ne doit plus rien à personne. D'ailleurs, il ne s'agit pas, non plus, uniquement du regard, car tous les sens regardent par les yeux de ces peintres. Bien mieux, toute la vie présente et passée se reflète à nouveau dans ce miroir enchanté qu'était, de tout temps, la peinture. Or, ce que l'on appelle le " Miracle yougoslave »" est peut-étre la meilleure pierre de touche, sinon l'une des clés les plus sùres afin d'expliquer aussi bien la genèse que le sens de cet art.
Anatole Jakovsky
Le loro opere parlano un linguaggio ingenuo e sincero che è il vivo riflesso di un colloquio intimo e profondo che varca i confini dell'irreale, e che nella caotica confusione degli « ismi »'d'oggi, essi rea-giscono con purezza di mezzi e candido lirismo.
Marcello Savini
Bisogna credere alla favola, una favola misteriosa, che ha messo un incantesimo nell'inconscio dei naifs jugoslavi. Una specie di substrato di Breughel. Bisogna credere alla favola perché l'anima di questi paesani opera il miracolo del colore e della poesia come non è possibile immaginarlo. Infine bisogna credere alla favola perché tutto il mondo ammira queste opere; non sono forse esse, a dire il vero, l'espressione di un nuovo paradiso sulla terra?
Nevio lori
Espongono:
ANTUN BAHUNEK
JANKO
DURO BELOSA
IVAN LACKOVIC
JOSIP GENERALIC
MARTIN MEHKEK
PETAR GRGEG
BARBARA PRCAC
JOSIP HORVAT ZDALSKI
IVAN RABUZIN
JOSIP (JOSKA) HORVAT
IVAN VECENAJ
MIRKO HORVAT
STIJEPAN VECENAJ
MIJO KOVACIC